Che fine avrà mai fatto l’elefantino? Sono in molti ormai i lettori che reclamano a gran voce il mio ritorno al blog. E perciò eccomi qui. Dedico questo post a tutti gli amici che si sono fatti sentire in questi giorni e in particolare alla mia amica Micky (quelli come noi…).
Durante la mia assenza da queste pagine non è successo nulla di sensazionale, anche se effettivamente sono stato piuttosto impegnato in varie attività. Solamente la vita vissuta ha preso momentaneamente il sopravvento sulla sua riscrittura. Ogni tanto accade.
Come avrebbe detto probabilmente il mio docente di filosofia teoretica, Carlo Sini, mi sono allontanato per un po’ di tempo dalla soglia tra il mondo e il suo doppio. Ma ora mi affaccio di nuovo, pienamente consapevole di tutte le conseguenze ermeneutiche di questo gesto come del fatto che a chi mi legge non interessano le baggianate pseudo-filosofiche che sto scrivendo.
In ogni caso, facciamo il punto. Il lavoro: routine. L’amore: incerta incertezza, misterioso mistero, come diceva il caro Ginettaccio «L’è tutto da rifare». Il teatro: sempre meglio; incontro ravvicinato del terzo tipo con Cyrano di Bergerac, un mio lontano cugino (buon naso non mente) invaghito anche lui della luna. Attività varie: frenetiche. Letture: mi hanno convinto finalmente a interessarmi della letteratura beat e, vista anche la sua stretta relazione con il be-bop, non so quando riuscirò a venirne davvero fuori.
Per il resto, mi sento un po’ frastornato. Dev’essere che sono innamorato, o forse quest’anticipo di primavera, che in questi giorni si è tramutato – chissà mai perché – in un revival autunnale, sta cominciando a sortire i consueti effetti sul mio fisico e sul mio temperamento. Ma soprattutto credo di essere innamorato. Di lei e della vita. Della vita e dell’amore. Dell’amore e di lei.